coming out

Sembra una storia di rivalsa, di autoaffermazione, di presa coscienza di sé.
E forse un po’ lo è, a essere onesti, ma i veri protagonisti sono altri. Sono creature silenziose, si nascondono nell’ombra, non le vedi finché non colpiscono e anche allora, quando il dolore ti contrae il viso e di scatto ti volti a fronteggiarle, anche allora…

una storiella

C’era una volta… mi sembra che cominciasse così, o almeno così iniziano molte storie. Questa me l’hanno raccontata tanto tempo fa, non ricordo il senso, ma mi era piaciuta. Se avete bisogno di un senso potete metterci quello che volete alla fine. Io ve la racconto…

la mia vita più bella

la mia vita più bella Non so da dove cominciare, nessuno me lo aveva mai chiesto. Allora praticamente è sempre bello. Il mio padrone mi porta sempre a spasso, ma non è proprio un padrone, siamo più come due amici. Sapete i cani che hanno la corda intorno al collo? Ecco, il mio amico con […]

scacco matto

Gli eserciti avversari si erano studiati a lungo dalle cime dei colli adiacenti e ora imperversavano nella valle assetati di vittoria. La vallata che poco prima li separava ospitava ora i fuochi incrociati e i sudditi dell’uno e dell’altro Re si mescolavano sulla scacchiera. Strategie di assalto e di difesa

sono un albero

Sono un albero. Non chiedetemi quale, non è importante e fra di voi solo in pochi sanno riconoscerci. Vivo in un bosco circondato dai miei simili, anche se in realtà siamo molto diversi. Se guardo intorno a me vedo splendidi fusti, robusti e dritti, che si elevano verso il cielo. Come guardiani di un patto antico onorano al contempo terra e cielo rappresentandone lo sposalizio

amore che vieni amore che vai

Lei era bellissima, anche se non lo sapeva. Lui era bellissimo, ma non ci credeva.

Inutile dire che insieme brillavano e che la notte scura non riusciva a nasconderli. Sedevano uno accanto all’altra su una panchina anonima di una città qualsiasi, in una limpida sera di primavera. Erano le uniche persone nella strada deserta, eppure riempivano lo spazio come una folla riempie uno stadio. I

casa dolce casa

Il cancello elettrico si apre senza fretta come un abbraccio al contrario. Non appena lo spazio si fa sufficiente l’auto entra adagio e parcheggia pochi metri più avanti. La donna al volante raccoglie la borsa e le chiavi di casa, scende e si avvia alla porta d’ingresso del condominio. Vince contro il desiderio di prendere l’ascensore e

bianchetto sputafuoco

La strada è deserta, l’asfalto gracchia al soffio raso del vento tiepido. Gli edifici taciturni s’innalzano maestosi e sorvegliano la città con cento occhi grigi. Rivoli d’acqua nera scivolano dalle grondaie ai tombini attraversando incolumi sentieri piastrellati. Canyon antropici che ricordano più la morte che la vita guidano bipedi annoiati lungo percorsi predefiniti. Intrecci di roccia per anime perse

aria

Il telefono s’illumina nel buio della stanza e inizia a suonare. Per quanto abbia scelto una melodia delicata e discreta le note entrano a gamba tesa nei miei sogni e il regista del mio sonno fischia fallo. Perché è sabato e la sveglia suona un’ora prima di ieri? L’arbitro corre a bordo campo ma il VAR non lascia spazio a dubbi: bisogna alzarsi. Si volta verso i giocatori e alza le mani come a dire “mi spiace, i giochi sono finiti!”. Sposto le

il salto

C’erano una volta una donna e una bambina. Camminavano insieme tenendosi per mano e la loro disinvoltura lasciava intuire una complicità non comune. Si somigliavano tra loro, ma non davano l’impressione di essere madre e figlia e nemmeno sorelle. Ad osservarle con occhio chirurgico potevano sembrare due amiche, nonostante l’evidente differenza